Anche l’Italia è stata contagiata dal fenomeno Labubu: code davanti al negozio milanese, social impazziti, vip che lo sfoggiano. Il mostriciattolo dal ghigno inquietante ha accalappiato sia bambini che adulti in una corsa ad averne uno, uno in più, magari quello più raro (1 su 72). L’azienda cinese Pop Mart è stata efficiente e veloce a dare corpo a questo fenomeno distribuendo i pezzi in modo intermittente e limitato in blind box, con il rituale dell’unboxing così caro ai frequentatori dei social, e proponendo tantissime varianti e collaborazioni che alimentano un collezionismo sfrenato e la conseguente proliferazione di falsi.

 

DALLA CINA CON FURORE

Ma Labubu da dove viene? Dalla matita del disegnatore Kasing Lung, di Hong Kong ma vissuto in Belgio e Paesi Bassi. Fu lui a creare il personaggio Labubu per i libri The Monsters, ispirandosi al folclore del nord Europa. All’origine i suoi maliziosi personaggi erano infatti soprattutto elfi con orecchie lunghe, denti aguzzi e forme tonde. Nel 2015 l’azienda How2Work ha cominciato a realizzare i pupazzi ispirandosi ai disegni di Kung, ma il successo arriva quando la cinese Pop Mart comincia a distribuirli in Cina e oggi in tutto il mondo con i suoi 500 store, moltiplicando in modo esagerato il suo fatturato.

E il nome Labubu da dove viene? Il nome nasce con il personaggio disegnato e viene adottato poi per il pupazzo. Sembra che non abbia un significato ne preciso né vago, ma sia stato creato seguendo leve fonetiche. È un trisillabo regolare che in Italia si accentua sulla prima [U] Labùbu ( mentre in altre culture l’accento può scivolare sulla seconda [U]). Il carattere di questo nome è ludico e buffo e rimanda ad un linguaggio infantile, subito posteriore o coincidente con la lallazione. I bimbi a qualche mese dalla nascita riescono a ripetere alcune sillabe e insistono sulle consonanti bilabiali più facili da articolare: la [M], la [B], la [P].

 

NAMING E FONOSIMBOLISMO

Il nome Labubu non presenta asperità e dal punto di vista fonosimbolico risulta rotondo, composto, con un ritmo gradevole. Le tre sillabe vengono scandite bene e l’incontro di [A] e [U] rende il nome curioso: la [A] colorata e aperta anticipa le due [U] fonde e scure, in un rigoglioso gioco di suoni. La [U] per la sua complessità di articolazione non è un suono primario per un neonato occidentale, mentre è più precoce per i neonati cinesi e giapponesi. In Italia gli adulti però la ripetono spesso nelle interazioni con i neonati e i bambini, rendendola quindi familiare e attrattiva: Bau  BaBau (il cane) Bu (il pianto) Bùa (la ferita, sbucciarsi un ginocchio) Yoghi e Bubu, Pupù ed anche BubuSettete, la formula misteriosa per far ridere i neonati nascondendo il viso con le mani.

E così Labubu risulta essere un nome adatto per una linea di giocattolini che si mettono in bocca al posto del ciuccio, o anche insieme. Tuttavia ora è diventato il sigillo di un fenomeno irresistibile per tanti adulti. Un nome come Labubu contribuisce a questo fenomeno evocando un mondo spensierato e giocoso (che ci piaceva molto), anche in contraddizione con l’aspetto del pupazzo. Per le orecchie lunghe viene spesso definito un coniglietto ma per i denti aguzzi e quella sorta di ghigno fa pensare a qualcosa di non così innocente, anzi, maligno, adulto, cattivello. Un giochino un po’ perverso che forse colma alcune nostre carenze emotive, e cela aggressività e rabbie non meglio sfogabili. Questo incontro di istanze è ben rappresentato dal trisillabo Labubu, giocoso e intrigante, colorato e buio, magnetico e misterioso.

 

Labubu ninnolo su Wired

L’immagine principale è presa dal canale East Money su YouTube. L’immagine di Labubu sulla borsetta è presa da Wired