Saluto l’estate e inauguro le vacanze con questa proposta: Vamp di Pupa. Anzi, Pupa Vamp che fa più effetto. Due nomi di 4 lettere che accostati scatenano le fantasie.
Pupa è un brand name che esiste da lustri e ci siamo abituati alla sua carica, tra l’adolescenziale e la sensualità di sapore vintage. “Che bella pupa!” si diceva tra ragazzi quando era giovane mio padre. Vamp è anch’esso un termine datato, che scava ancora di più nella sensualità e nella provocazione per costruire valore intorno al brand. Il termine Vamp sembra essere l’abbreviazione di vampiro dall’inglese vampire, ed è stato attribuito alle donne provocanti, un po’ aggressive. La vamp è la femme fatale, seduttrice, pantera.
Quindi una Pupa Vamp è una bomba; e il wording che colora la comunicazione porta all’estremo questo senso: le ciglia diventano esplosive con il mascara Vamp, il loro volume è spudorato. Altrove si legge che le ciglia sono esagerate, con grande “effetto scenografico”. Un linguaggio giovane, da ragazzi/ragazze, che quindi si rivolge a loro e scherma il brand verso altri target, donne più mature e consapevoli. Come è giusto che sia; ogni brand sceglie come posizionarsi e quale debba essere il suo target. E il nome ben studiato rappresenta, rinforza e incide questo posizionamento.
Metto qui il link alla voce vamp proposta dal dizionario on line Treccani, e per sorridere aggiungo il link a un ottimo sito linguistico americano che offre del termine vamp un altro aspetto, più vicino alle scarpe vecchie, alle pezze e ai rattoppamenti. In questa seconda lettura l’etimo è francese e il termine deriva da vaumpé “part of a stocking that covers the top of the foot”, from Old French avantpié, from avant “in front” + pié “foot”.
Ne approfitto per augurare buone vacanze; arrivederci a settembre.