Senza voler nulla togliere all’importanza e al valore di questa scoperta per la fisica moderna e per la conoscenza, vorremmo sottolineare quanto oggi si sta “marciando” su questa espressione La particella di Dio. E’ stata indicata come la denominazione per il bosone di Higgs, ma viene malamente usata per lasciare intendere che sia stata scoperta l’origine (divina!) della materia. Per dirla con le parole indignate di Giovanni Reale (Corriere della sera, 5 luglio), “La stessa espressione … rivela una tracotanza che alcuni scienziati hanno espresso senza mezzi termini, ossia la convinzione di essere, in qualche modo, mediante nuovi strumenti di conoscenza, essi stessi Dio”.
Si ha oggi la conferma che il bosone è la particella che dà la massa ad ogni cosa, l’elemento base che permette a tutte le altre particelle (protoni, elettroni …) di avere una massa e quindi di esistere; ma da qui a scomodare Dio ne manca!
Il fatto curioso è che il premio Nobel per la fisica Leon Lederman a cui si attribuisce la paternità di questa espressione, nel 1993 aveva pensato come titolo per il suo libro “The Goddamn particle”, ovvero La particella maledetta, alludendo alla difficoltà della sua individuazione. Fu poi il curatore dell’opera che su richiesta della casa editrice modificò il titolo in “The God Particle”, più efficace per il grande pubblico. Ecco qui un’altra dimostrazione del potere dei nomi e di quanto si possa giocare con il linguaggio, nel bene e nel male; da Goddamn a God il passo è stato breve.