I nomi in questa storia sono tanti. Il primo è quello della mortadella Favola, che nasce dalla bocca di Carlo Palmieri intorno al 1997 per distinguere la sua gloriosa innovazione: una mortadella di alta qualità racchiusa nella cotenna del maiale.

 

BENVENUTA SIA LA COTENNA DEL MAIALE: BREVETTO E MARCHIO REGISTRATI

Fino ad allora per gli insaccati veniva usata la vescica del maiale oppure un budello naturale o sintetico; è l’esperienza decennale della famiglia Palmieri a suggerire di usare la pelle naturale. “Si decise quindi di provare a fare due mortadelle differenti e confrontarle, una insaccata nel budello come vuole la tradizione, e una insaccata nella cotenna” e al momento dell’assaggio il signor Palmieri commenta in dialetto modenese “ma questa è una fola”. Da lì il nome Favola per la mortadella con la cotenna naturale che permette al prodotto di respirare, cuoce in forno di pietra lentamente per 20 ore, e mantiene un profumo leggero e un sapore delicato anche grazie al sale di Cervia e al miele di acacia.

L’utilizzo della cotenna viene brevettato, il nome Favola viene registrato, e la mortadella si fa conoscere e vince premi internazionali. La voce che accompagna il video sul sito dice proprio così: “quando ho voglia di una buona mortadella artigianale, so come chiamarla: questa è la mia Favola. Ed è sempre a lieto fine”. E di artigianale la mortadella Favola vanta la lavorazione a mano dell’impasto, la cucitura sartoriale della pelle e delle corde che la legano, che diventano tricolori nel caso della mortadella Gran Riserva.

MORTADELLA FAVOLA GRAN RISERVA

MIRTO E MORTAIO

Da parte mia posso confermare il sapore unico e speciale di Favola rispetto alle altre mortadelle che ho assaggiato. Ho un debole per la mortadella; ora scopro che ha una storia speciale, che risale agli antichi romani se non agli etruschi. Fu chiamata mortadella perché era insaporita da bacche di mirto in latino myrtatum, mentre l’insaccato era chiamato farcimen myrtatum (una sorta di salsiccia). Un’altra ipotesi etimologica vede alla base il latino mortarium ovvero il mortaio in cui le carni di maiale venivano pestate.

Molto diffusa in Lazio dove oggi è popolare anche nella variante “pistacchio”, la città d’elezione per la mortadella è Bologna. Proprio a Bologna nel ‘600 viene redatto dai Farnese un bando per regolare la sua produzione. Oggi è frequente sentire i termini mortadella e La Bologna usati come sinonimi. In realtà la Mortadella di Bologna IGP si distingue da tutte le altre perché segue un disciplinare piuttosto rigido. Da notare che anche a Roma la tradizione permane e la mortadella ha guadagnato una denominazione ironico-affettiva: la mortazza.

 

ANTICHE TRADIZIONI ANCHE NEL NOME E COGNOME DEL FONDATORE

E come poteva chiamarsi il capostipite della famiglia Palmieri che nel 1919 apre a Modena un salumificio? Emilio; semplice. Se il nome conferma il radicamento nel territorio d’elezione per salumi e mortadelle, nel cognome la famiglia Palmieri si lega ad una tradizione medioevale, nata con le crociate e diffusa dal XII secolo in Italia e Francia. Palmieri con le tanti varianti Palmerio, Palmarini, Palmierucci ed altre, era appellativo e titolo attribuito a chi si recava in pellegrinaggio devozionale in Terra Santa, ritornando con un ramo o una foglia di palma di quei luoghi. Palmieri è un cognome derivato di palma attraverso il francese antico palmier.

 

FAVOLA E FIABA

Nella comunicazione del brand il doppio tema della favola è portato avanti in modo sinergico: da un lato l’apprezzamento del gusto favoloso, e dall’altro la favola come narrazione. Su questo fronte lo sfondo del sito è un cielo nero con le stelle lucenti, e nel racconto della marca ritroviamo i temi delle favole: il bosco incantato con il principe azzurro, il genio che esaudisce i desideri, la zucca che si trasforma, e per concludere “mortadella Favola, il gusto di vivere felici e contenti”. Sul sito Skuola.net è ben spiegata la differenza tra favola e fiaba. La prima con animali e personaggi realistici e la morale che insegna, la seconda più magica e inverosimile: la mortadella Favola le mette insieme “Tutta la magia della nostra Favola è con te”.

 

IL FAVOLOSO E GLI ALTRI SALUMI DA FAVOLA

Non ancora presente sul sito ma già annunciato con eventi, in questa storia di famiglia arriva anche il fratello della mortadella Favola, e da buona tradizione si chiama Il Favoloso. È un prosciutto cotto ricavato da suini allevati e lavorati in Italia con metodo artigianale. Anche lui come la sorella ha una legatura a mano che lo mantiene morbido e compatto, e cuoce a vapore per circa 26 ore. In più solo sale dolce di Cervia, miele d’acacia ed erbe naturali.

 

IL FAVOLOSO PROSIUCTTO COTTO PALMIERI

 

UNA FAMIGLIA ARTICOLATA

Mortadella Favola, la principessa, ha un sito e un logo dedicato; gli altri prodotti del salumificio sono radunati sotto il logo Palmieri che vanta un payoff che raccorda gli uni all’altra: Salumi da Favola. La F maiuscola di Favola gioca con la T di tavola, ma il circolo è chiaro e virtuoso. Sul sito del salumificio Mec Palmieri si trovano gli altri prodotti, e in documenti di qualche anno fa si respira un gusto per il naming: vicino a Stincotto compare Stinchetto, ma anche Stinco8Erbe e Stinco Hot.

Prodotti Mec Palmieri Stincotto

LOGO MEC PALMIERI LOGO FAVOLA MORTADELLA

IL NOME DIFENDE L’UNICITÀ DI UN PRODOTTO

La sensibilità al naming affiora soprattutto in una dichiarazione importante, che deve diventare monito per tutti i produttori, soprattutto quando si tratta di prodotti indifferenziati, venduti sfusi, o il cui nome viene volgarizzato dall’uso. È soprattutto in questi casi infatti che il nome di marca è il più potente ed efficace modo per rivendicare la proprietà su un prodotto: “Se non la chiami per nome avrai solo una mortadella”. Sic!

 

 

Le immagini sono prese dai siti e da video del brand.