Relativamente a questa app ci sono vari segni da considerare: c’è Intaxi, c’è Taaac Sì, e c’è il logo con la T.
IL LOGO: UNA T
Dei tre quello che trovo più azzeccato è l’ultimo, il logo. Espone in modo chiaro la lettera T e nell’originale ma semplice disegno, dentro questa T ci sono una strada, le corsie, un incrocio, una curva. Tutto in una T, che con questo speciale trattamento e il fondo giallo si allontana dalla T di tabacchi che abbiamo tutti in mente, e diventa un segno unico, personalizzato e personalizzante. Quello di inTaxi.
Questa app di recente nascita coordina i servizi di alcuni radiotaxi urbani, integrando varie città con l’obiettivo di creare una rete ampia che comprenda sempre più territori. Per l’utente dovrà essere immediato usare la app ovunque si trovi per lavoro o altro, e così fidelizzarsi al servizio.
IL NOME
Passo al secondo segno, il nome InTaxi. È Molto semplice e allineato allo stile di nomi delle app: il nome generico del business è arricchito con un termine linguistico basico: My, We, You, Sì, In, On. Il messaggio del nome InTaxi è chiaro: stiamo parlando di taxi. In più la felice combinazione della preposizione in e del sostantivo taxi dà proprio l’idea del complemento di luogo: stare in taxi, essere in taxi, essere riusciti ad acchiappare il taxi.
Il nome InTaxi è fin troppo semplice e non disegna una personalità forte e decisa; però si fa ricordare e assolve alla sua funzione minima.
IL CLAIM
Il terzo segno è relativo alla campagna pubblicitaria: è Taaac Sì, un’espressione simpatica che potrebbe però creare confusione per come è presentata nel messaggio. Si coglie subito che Taaac Sì vuole riprodurre la pronuncia della parola taxi. Si coglie anche un altro livello di messaggio che esprime la facilità e immediatezza dell’operazione: Taaac = schiacci, sì= è fatta! Come fosse “detto fatto”, oppure come per Pic Indolor “già fatto?”.
Taaac Sì è un’espressione originale, irregolare in modo studiato, di grande impatto. Deve ringraziare anche il fatto che nella campagna pubblicitaria riceve un trattamento da protagonista: a caratteri cubitali, al centro del messaggio, con quella sequenza di lettere A. Però sembra che il nome della app sia proprio Taaac Sì . Ed invece no, il nome è il timido InTaxi, che viene messo in ombra dal potente e potenziato Taaac Sì. È sempre difficile resistere alla tentazione di un claim gustoso, ricco, fantasioso.
È però un fenomeno naturale: le campagne cambiano e i nomi restano. Sicuramente anche il nome InTaxi che sopravviverà alla campagna attuale, riceverà il trattamento che si merita. La comunicazione troverà il suo equilibrio e ogni elemento avrà il suo degno posto.
L’ETIMOLOGIA DI TAXI
In Italia oggi si usa sia il termine internazionale taxi sia la sua italianizzazione tassì. Alla base c’è la parola greca τάξις / taxis che significa «determinazione di un pagamento dovuto». Il termine si ritrova nel latino medioevale con la forma taxa «tassa» combinata con –meter “-metro” dove indicava la misurazione di una tassa. Il tedesco utilizza taxameter e il francese taximètre, mentre l’inglese taximeter. Ovunque viene abbreviato e la parolina antica taxi si impone con una guadagnata modernità. Anche il colore del taxi si ammoderna: in Italia fino al 1992 il colore delle vetture era prevalentemente il giallo, ma da quasi 30 anni c’è l’obbligo del bianco. Certo è che nella memoria di tanti di noi il taxi è collegato al giallo, tuttora colore standard per esempio a New York.
UN PO’ DI STORIA
Una chicca: il taxi come auto con tassametro per il servizio pubblico nasce sul finire dell‘800 in Germania. Il servizio fu da subito un successo e si diffuse presto in altre città. La vera svolta arrivò negli anni ’40 del 900 con la diffusione degli impianti radio sulle vetture. La comunicazione diretta con la sede della società creò una rivoluzione nel servizio. Poi è nato il radiotaxi che agevola gli scambi tra la centrale e la rete, ed ora con le app tutto diventa più automatico e immediato.
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