Adesso che tutti (noi non anglofoni) abbiamo imparato a scrivere bene Twitter e Tweet superando il tranello delle vocali, dobbiamo farcene una ragione. Con un deciso rebranding e un violento re-naming, Elon Musk in quattro e quattr’otto cambia nome a Twitter e si avvicina al suo sogno X.

 

IL MIO REGNO PER UNA X

La X, da decenni una fissa di Musk, diventa ancora di più roba sua. Ritorna il pensiero di x.com la società finanziaria creata da Musk nel 1999, che ebbe vita breve a causa della fusione che portò alla nascita di PayPal. Adesso Musk ha annunciato che la ex Twitter, non sarà più solo una app di scambio e comunicazione, ma andrà ad integrare servizi finanziari come pagamenti, transazioni, e altre operazioni fintech. Il suo sogno di una app “che fa tutto” diventa il driver di questa operazione di trasformazione che ha una dirompenza, una velocità e una disturbatività pazzesca.

X NUOVO TWITTER MUSK

Nel giro di poche ore è cambiato il logo, sono cambiate le insegne (on line e nel quartier generale di San Francisco) e sono in corso le vicende giuridiche per la registrazione del trademark, cosa non facile dal momento che nome e marchio X sono usati sia nel contesto tecnologico che al di fuori, in vari paesi.

Inutile dire che la società proprietaria di Twitter / X creata nel 2022, ha una X nel nome e si chiama X Corp. Inutile aggiungere che nella app ex Twitter regna un disordine sovrano, con una certezza dichiarata da Musk: i messaggi (ex Tweet) si chiameranno x’s.

 

UN RENAMING VIOLENTO: GENIALITÀ O PAZZIA, O SOLO MEGALOMANIA

Un’operazione così è un miracolo nel favoloso mondo del naming e del branding. Un lunedì di una notte di mezza estate, dopo uragani e bombe d’acqua ci si sveglia con una nuova evidenza: addio all’azzurro Twitter, addio al simpatico, iconico, leggiadro, accogliente uccellino, addio alla dolcezza e bellezza dell’immagine del cinguettio. Addio alle favole e affaccio su un mondo ipertecnologico. La X è una lettera che ha connotazioni forti e universali: trasmette freddezza, determinazione, operatività, pragmatismo.

 

LA X HA UNA STORIA DI VALORE

Wikipedia nella versione italiana e in quella internazionale illustra la storia e gli usi della lettera X nelle varie lingue. Per l’italiano abbiamo presenze sporadiche, e viene in mente il veneziano che insieme ad altri dialetti ha dato spazio a questa strana lettera.

La sua origine ci porta alla samek, la quindicesima lettera dell’alfabeto protosinaitico, dove è simbolo del pesce e nel segno ricalca la sua colonna vertebrale o lisca. A questa origine si aggiunge un’ipotesi che la fa derivare dalla cultura egiziana, dove invece indica l’appoggio, la scala, la colonna. Gli studiosi azzardano avvicendamenti che collegano la lisca del pesce protosinaitico alla colonna / scala o albero stilizzato. Il segno X deriva dalla trasformazione greca della lettera giunta dalla tradizione ebraico fenicia, passando per il latino. Il valore del simbolo si è consolidato intorno al concetto di impalcatura, sostegno strutturale, scheletro, scala, bastone. (I misteri dell’alfabeto di Marc-Alain Ouaknin). Simbolicamente la X risulta essere quindi una lettera positiva, potente, supportiva.

Tuttavia questi scossoni ripetuti nel mondo tecnologico, la pervasività e a mio parere prepotenza di Musk (che un amico ha avvicinato beffardamente ai supereroi X-Men) non sono rassicuranti né supportivi. Né mi conforta il fatto che il CEO di X Corp e di X sia una donna dal nome Linda (Yaccarino).

L’immagine è presa da Mashable.