Un nome impronunciabile in italiano ma con alta risonanza sui giornali di questi giorni per lo sciopero, i sindacati, il trasferimento della fabbrica di moto dalla zona di Varese, il picchetto all’apertura del salone del motociclo Eicma. Questi forse saranno gli ultimi giorni dell’avventura italiana delle moto Husqvarna una delle variegate emanazioni di questo strano brand e brandname, nato in Svezia nel 1689 per ordine del re che voleva una fabbrica di armi nella città di Huskvarna. A quei tempi la cittadina si chiamava Huskvarna con la K, lievemente più leggibile rispetto all’attuale denominazione Husqvarna per noi italiani che entriamo in difficoltà già con due consonanti successive, figuriamoci con 3 e quando una presupporrebbe la U e invece si trova a braccetto con una V …
Gli addetti ai lavori pronunciano “usquarna” ma si sente anche dire “iusquarna” e “uscvarna”. Hus in svedese vuole dire “casa” e su kvar/kvarna si possono fare varie ipotesi; Kvarnå è anch’essa una località svedese, e kvar corrisponde al numero 4 nella fantasiosa lingua esperanto.
Tornando al re di Svezia e alla Husqvarna, nei secoli la produzione si è molto diversificata aprendosi a macchine da cucire, biciclette, moto, motoseghe, macchinari per il giardinaggio ed elettrodomestici e duettendo con molte grandi marche dei vari settori toccati, da Elettrolux per gli elettrodomestici, a Cagiva, KTM, Agusta e BMW per le moto, che recentemente sono passate a Pierer Industrie AG che vuole appunto trasferire la produzione in Austria e in Svezia. Il logo delle origini era la sezione della canna di un moschetto sormontata da un mirino, indicativo del settore di business. Oggi appare più stilizzato e contiene una H. La città di Husqvarna è stata integrata nella più grande Jönköping e la fabbrica di moto torna al nord, verso casa. Allora è vero che Nomen est omen.