Ho detto bene: marchio. Galup è una marca ma quando si parla di compravendita del solo nome, dei diritti d’uso del brand e di passaggi di proprietà, ecco che magicamente la marca diventa maschile – marchio – si irrigidisce un po’, anche foneticamente (markio), fa una deviazione dal mondo del marketing ed entra in un ambito legale e finanziario.

E’ di questi giorni la notizia che Galup, marca storica nella pasticceria artigianale per il famoso panettone basso e che ricordiamo grazie ai fortunati Caroselli con Macario e Totò, chiude i battenti. Questo vuol dire cassa integrazione per i dipendenti, liquidazione della società, ma anche vendita del marchio Galup che, come dicono varie testate è di valore: “lo stato patrimoniale dell’azienda è solido, con immobili e marchio superiori all’indebitamento bancario, ma i costi di produzione sono superiori ai ricavi”. Pertanto gli asset di valore prenderanno due strade diverse: la fabbrica nel centro di Pinerolo verrà venduta ad una società immobiliare, ed il marchio se lo aggiudicherà un’azienda dolciaria che potrà così approfittare della sua notorietà e dare continuità a questa marca che esiste dal 1922.

E’ importante sottolineare che una marca ha spesso una vita a sé rispetto all’azienda per la quale è nata e può essere venduta, rilanciata, esportata, guadagnandosi varie vite successive. Il valore di una marca è infatti legato al suo nome, e succede che venga venduto solo il nome (sotto forma di uso del marchio, ed anche a caro prezzo se i valori associati a quel nome sono positivi e sfruttabili) mentre gli originari stabilimenti, i dipendenti, la struttura aziendale continua la sua vita con un nuovo nome/brand. Non è questo il caso di Galup che viene invece liquidata come azienda, ma che risorgerà come marca con un altro investitore-azienda, che ci auguriamo possa valorizzare la storia di questa marca, diventata persino fornitrice della Real Casa, e che deve il suo nome al dialetto piemontese, per cui galup significa goloso, ingordo.