Una bellissima mostra al Palazzo Reale di Milano racconta i 40 anni di lavoro degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana attraverso le loro stupefacenti creazioni.
DUE COGNOMI E UNA &
Nel 1985 i due amici conosciutisi per lavoro, creano il loro brand accostando i loro cognomi: nasce Dolce&Gabbana. I tre elementi linguistici sono attaccati senza spazio separatore, mentre il nome della società Dolce & Gabbana ha gli spazi. La scelta di usare i propri cognomi come brand name è tipica del settore moda: Gucci, Ferragamo, Fendi, Dior, Chanel, Prada, Yves Saint Laurent. Nel caso dei due stilisti italiani i cognomi sono due e il brand name si complica. Il cognome Dolce è semplice nella pronuncia e facile da ricordare, segue un segno speciale e molto distintivo che è la & commerciale e quindi il secondo cognome. Quella di mettere una & tra due cognomi fu una scelta originale soprattutto 40 anni fa, e oggi quella & continua a dare un accento internazionale e moderno al nome del brand. Il terzo elemento è il cognome Gabbana, difficile nella pronuncia per uno straniero e un po’ ostico anche per noi italiani.
Negli anni la casa di moda ha generato anche il brand D&G, rivolto ad un target più giovane e caratterizzato da uno stile urbano, brand ora non più attivo.
UN SALTO INDIETRO ALLE ORIGINI DI TUTTO
Due cognomi, due personalità forti e tanta voglia di emergere. In rete si trovano tante informazioni sui primi anni, le prime collezioni, le difficoltà iniziali e il successo dirompente, le star internazionali vestite dalla coppia di artisti della moda, le sfilate.
Aggiungo qualche osservazione sui due cognomi e comincio da quello più facile. Dolce rientra nella generosa famiglia di cognomi che fa capo a Dolci, rappresentata in Italia da Lo Dolce, Dolcini, Dolcetti, Dolciani e da vari composti, come Dolcimascolo. L’origine è nel nome proprio augurale Dolce documentato già nell’alto Medioevo e dato a bambini che ci si augurava fossero dolci. L’aggettivo dolce deriva dal latino dulcis. Come nome fu molto usato anche al femminile nelle forme Dulcinea, Dulcia, Dolcia.
Il cognome Dolce unito al nome Domenico fa un bel gioco di Do, allitterazione amata dai genitori che spesso scelgono nomi che “suonino bene con il cognome”.
GABBANA, UN COGNOME IMPEGNATIVO
È invece più complesso rintracciare l’origine del cognome Gabbana. Risalendo come un fiume i natali veneti di Stefano Gabbana, si può azzardare una derivazione dal veneto gabbano o gaban, termine dialettale che indica una capanna o riparo. E fin qui andiamo bene. Il cognome ha però un fare maldestro e non proprio gradevole e rimanda a termini non positivi come gabbare che significa imbrogliare, voltagabbana, gobba, babbione “imbranato”, e ci porta anche tra i babbani della saga di Harry Potter. Il termine gabbano è presente nel dizionario: ha un’origine persiana (da cui deriva anche il latino cappa) e indica un cappotto pesante. In dialetto sardo è rimasto l’uso gabannedda “Sa gabbanedda e su gabbanu (o sereniccu) erano i cappotti tipici di chi lavorava all’aria aperta anche in inverno e doveva difendersi dal freddo ma soprattutto dalla pioggia”.
Il trisillabo Gabbana non brilla dal punto di vista fonetico, come molti termini e cognomi nostrani. A lungo mi sono interrogata sul coraggio di usare questo cognome per un brand. Di certo, come è naturale, non se lo sono chiesto gli stilisti che hanno avuto fiducia in questo atto semplice di battezzare con il proprio cognome la loro creatura.
LA MOSTRA “DAL CUORE ALLE MANI”
A proposito di nomi e titoli, ecco quello perspicace della mostra che si tiene a Milano fino al 31 luglio 2024: Dal cuore alle mani. Un titolo forte e fantasioso che dà spazio al sentire e al fare. L’ispirazione e il sogno diventano materia, artigianalità, realizzazione. La mostra è una dichiarazione d’amore all’Italia e alla cultura italiana, e quello che è sensazionale non è solo la presentazione degli abiti e delle collezioni, di per sé pazzesche per l’originalità, la ricchezza dei materiali, la fattura). La scenografia gioca un ruolo fondamentale: le sale sono allestite come set cinematografici e ogni dettaglio racconta una storia, che sia ambientata in Sicilia, sull’Acropoli di Atene, nel palazzo del ballo del film Il Gattopardo, in un canale a Venezia. E le borse? E le scarpe? E i lampadari?!
I rimandi alle presentazioni delle collezioni sono leggibilissimi: ognuna un evento con un linguaggio nuovo, originale, unico. Una delle sale della mostra riproduce il laboratorio di alta sartoria del brand, con tanto di mobili, attrezzi, modelli e artigiani in carne ed ossa che lavorano i tessuti, cuciono a mano, tagliano stoffe. Incantevole e stupefacente, come la sala di chiusura con un abito d’oro, in omaggio alla Madonnina del Duomo di Milano.
Le immagini sono tratte dalla rete, dal sito del brand o realizzate dall’autrice.