I termini bio e biologico sono parole generiche e totalmente descrittive della tipologia di offerta, pertanto non possono essere usate come nome commerciale da nessun produttore; se così fosse diventerebbero infatti di sua esclusiva proprietà avvantaggiandolo rispetto agli altri produttori biologici.
Nel caso un produttore o azienda volesse valorizzare il contenuto biologico dei suoi prodotti con un mome che richiama direttamente il biologico, può procedere in due modi: arricchendo o alterando la parolina magica bio come anche biologico in modo che risulti chiaro che è un nome “creato” come ad esempio Biosì, Biotek, Biocasa, Biologicum e via dicendo in base alla fantasia del produttore e del suo consulente di naming.
La seconda strada consiste nell’esibire la parola bio o biologico sul pack in grande evidenza: il prodotto avrà il suo nome identificativo e in più ci sarà la dicitura speciale bio che non fa parte del nome e della struttura nominale del prodotto (difficilmente verrà pronunciato o utilizzato per distinguere il prodotto), ma che ha un forte valore di comunicazione e commerciale.
C’è un’altra strada, meno visibile ma importante per il consumatore, che è il marchio di certificazione biologica emesso da speciali enti certificatori nel caso il prodotto e l’azienda produttrice siano in accordo con la normativa per la produzione biologica. Generalmente questo marchio è sul retro della confezione e garantisce che la lavorazione di quel prodotto avviene secondo disciplinari e standard definiti a livello di Comunità Europea.
La materia relativamente alla produzione biologica diventa sempre più complessa ed articolata, ed il consumatore purtroppo sempre più confuso. Ecco spiegato il fiorire di nomi che “giocano” con la parola bio e che a volte sono molto simili tra loro.