Lo sapeva bene Zorro, e in Zerbinati hanno reso tesoro questo segno molto particolare. La zeta è l’ultima lettera dell’alfabeto italiano, pungente come una staffilata, forte e scolpita nella materia. Per alcuni sensi come la vista l’udito e la voce la zeta è una lettera energica e magnetica. Chissà che sapore ha la Z; se devo immaginarla al tatto la sento zigrinata, spezzata, forzuta.

Il cognome Zerbinati comincia con la Z; ne avevo già parlato in un articolo di qualche anno fa, e la vicinanza di zerbi e gerbido conferma la sovrapposizione delle consonanti Z e G, che hanno la stessa origine, anzi la G del nostro alfabeto deriva dalla Z. Quest’ultima si è formata per progressivo allontanamento e disposizione parallela dei segni a partire dalla lettera zayin dell’alfabeto protosinaitico. La zayin è associata all’arma, all’essere armati, in conflitto. Un’altra lettura fa derivare la Z dal segno egizio della freccia, originariamente una pelle attraversata da una freccia. Da questo geroglifico si è arrivati per stilizzazione alla freccia e poi al segno grafico della Z con nuove angolature tra le componenti.

Le suggestioni del segno Z legate a forza, contrapposizione, frattura sono comuni alle vicende di Zorro, delle prime culture organizzate e dotate di scrittura, degli egizi. La Z compare e poi scompare nell’alfabeto greco, è estranea agli etruschi e viene riabilitata nel latino moderno, collocandosi alla fine dell’alfabeto come ultima lettera aggiuntiva, perché il suo posto era stato occupato dalla G!

La sorpresa è ritrovare oggi la Z come elemento distintivo del naming system di Zerbinati: alcune delle più recenti linee lanciate dal brand presentano infatti il termine generico seguito da apostrofo e da Z. I burger sono quindi Burger’z, stessa cosa per i flan: quelli Zerbinati sono Flan’z, e le insalate sono Bowl’z. Qui la decodifica risulta più difficile perché Bowl che vuol dire “scodella, insalatiera, ciotola” non è un termine nelle tasche degli italiani, ed è anche un po’ ostico nella pronuncia.

Ad ogni modo il giochetto è chiaro e apprezzabile: una parola generica viene personalizzata dalla Z preceduta da apostrofo, e la linea di prodotto guadagna una personalità più moderna, giocosa, distintiva. Inoltre l’apostrofo con Z al termine del nome di linea dà una sensazione di plurale, come se la Z avesse la funzione di S della lingua inglese.

Anche la scelta di riprodurre graficamente la Z con forma e colore identico a quella del logo Zerbinati (bianco su fondo arancio) è ben pensata; capitalizza, crea riconoscimento e un senso di famiglia. Questo risulta molto utile ad una azienda che ha sul mercato un’infinità di prodotti e vuole proteggere il senso di famiglia, cucina familiare, cura e dedizione, che è presente anche nel pay off di marca “Cucina di famiglia”. Alcune linee coniugano nel nome l’immediatezza della parola generica con la continuità della Z con apostrofo, e questo fa branding in modo semplice. Qualcosa di meglio si poteva raggiungere per le insalate Bowl’z, e forse è per non sovraccaricare di difficoltà la lettura che per le Bowl’z la Z risulta più piccola e come fosse un apice; ma non facciamo troppo le pignole.