Si è inaugurata questa sera la seconda edizione del Festival di Spiritualità Soul; il tema dell’anno passato era La Meraviglia, quest’anno i tantissimi incontri ed eventi si ispirano alla fiducia, e il titolo completo è “Fiducia, la trama del noi”.

 

UN PROGRAMMA ARTICOLATO

L’idea del festival nasce nella pancia dell’Università Cattolica di Milano che insieme alla Diocesi ha avuto l’dea di un festival dedicato alla spiritualità e ai bisogni dello spirito, che entra nelle pieghe della letteratura, dell’arte, della scienza, della politica. I 60 incontri sono presentati con precisione sul sito, si svolgono in luoghi speciali della città come chiese e teatri, e coinvolgono personaggi autorevoli in tanti ambiti. L’anno scorso l’inaugurazione è stata affidata ad Alessandro Baricco che ha costruito un viaggio indimenticabile nella letteratura e nella filosofia occidentale, seguendo le tracce della meraviglia. Quest’anno per cominciare David Grossman ricorda insieme agli ideatori del festival come la fiducia sia un bene tanto prezioso quanto fragile, da custodire.

 

ANIMA E SPIRITUALITÀ

Colpisce il nome di questo festival: Soul, anima. Una parola sola, inglese, audace. Parlare di anima oggi è rischioso e potente. Il sottotitolo specifica il tema “spiritualità”, come se volesse togliere un dubbio: attenzione, anima sì, ma non solo nell’ottica psicologica o analitica, e soprattutto niente musica soul. Non ho le competenze per delineare il confronto e la distinzione tra anima e spirito. Ma credo di non sbagliare nel sentire che “spiritualità” porta in un ambito religioso, dove religione e spiritualità rappresentano il tendere dell’umano verso qualcosa di ampio, al di sopra e intorno a lui.

Pensatori antichi e moderni hanno prodotto testi e pensieri su psiche, pneuma, dàimon, anima del mondo, spirito assoluto e i temi di ciò che viene definito spiritualità. Io mi concentro sulla scelta del nome Soul per questo festival.

Chissà perché i suoi ideatori hanno pensato ad una parola inglese e non di lingua classica, o semplicemente Anima, in italiano. Poteva anche bastare Festival di Spiritualità, o Festival della Spiritualità. C’è il Festival della Letteratura, il Festival della Filosofia, quello della mente, quello della comunicazione, quindi. Ma hanno sentito l’esigenza di dargli un nome più preciso, e in inglese; un nome ad effetto, direi. Magari un nome inglese allontana la spiritualità dal rischioso terreno religioso. Per tanti la spiritualità è un valore, per tanti un motivo di allontanamento; e allora forse il bilanciamento soul/spiritualità diventa più efficace grazie all’inglese di Soul. Chissà.

 

UN NOME AUDACE, COME ANCHE IL SOTTOTITOLO

La parola inglese Soul, originariamente sāwol, deriva dall’antico germanico saiwalō che fa risuonare le tradizioni linguistiche del Nord Europa: il frisone siel / sial, l’olandese ziel, il tedesco seele. In rete trovo che il termine saiwalō/saiwolō potrebbe essere legato al vocabolo greco aiólos, che significa “agile” ed anche “semovente”, e designa un principio intrinseco di moto. Una bella lettura che mette un puntino su cosa sia anima e ciò che anima un corpo o un oggetto. E apre varie considerazioni su cosa ha anima e dove finisce l’anima. Non mi ci addentro, e mi sposto su come viene presentato il tema “Fiducia” del festival Soul 2025, e cioè quella frasetta “La trama del noi”. Mi colpisce questa espressione per il senso naturalmente che amplifica il discorso sull’umanesimo, ma anche per la forma che forza la lingua italiana suggerendo l’articolo “il” e in questo caso anche la preposizione “del” per il pronome noi.

Soul Festival di Spiritualità

 

Il noi/del noi, sono costruzioni molto pregnanti che rivelano una matrice filosofica e religiosa. Mi fanno pensare alle lezioni di filosofia teoretica di Carlo Sini, ai discorsi di Massimo Recalcati ed anche a Vito Mancuso. Anche “trame” è una parola forte, che si inoltra in un discorso psicologico e sociale, che vede sistema, costrutto, tessitura in ogni soggetto e interazione.

E poi c’è “Milano” che in alcune comunicazioni del festival sembra un po’ buttata lì nella descrizione e sottotitolo “Festival di Spiritualità Milano”, senza aggiustarsi in un complemento ortodosso. Magari con una virgola, o una preposizione come “a Milano” la sua presenza sembrerebbe meno posticcia, se fosse proprio necessario localizzare.

 

L’immagine principale è stata ricavata dal sito.