Nel bambino libero e con un atteggiamento verso la realtà non ancora inibito dalla logica e dalla razionalità, è molto forte il pensiero magico, la capacità ideativa: ragiona per immagini e per analogie. Tutto questo ha una base neurologica: fino ai 5/6 anni, età in cui si comincia ad andare a scuola e si strutturano le abilità linguistiche e logiche, l’emisfero cerebrale destro è più sviluppato dell’emisfero sinistro; la corteccia frontale non è ancora maturata ed è più facile avere un pensiero divergente. Ma allora gli adulti?
Con il passare degli anni ogni persona accumula una quantità immensa di informazioni e di conoscenze. Alla base della creatività c’è il meccanismo dell’associazione oltre che dell’analogia: riuscire a combinare in modo originale ed utile le cose, porta a soluzioni creative. E chi meglio di un anziano vispo e curioso può disporre di un bagaglio enorme di esperienze e di conoscenza da combinare, associare, manipolare? Possiamo così dire che se il bambino è libero, spontaneo e fantasioso, l’adulto e soprattutto l’anziano che mantiene vitali i suoi meccanismi cerebrali, può essere creativo in un modo più funzionale ed efficace.
“Come sarebbe bello se agli anziani fosse data la possibilità di usare il cervello, quante cose avrebbero da insegnarci e invece, nella nostra società sono considerati solo un peso, inutili.”
Questo è il commento che accompagna l’articolo che ho condiviso du Facebook.
Hai ragione Silvia, gli anziani hanno cervello, esperienza e saggezza, e in tempi meno recenti, e in popolazioni meno occidentalizzate, l’anziano era considerato il riferimento della “tribù”, il capo-stipite, la persona più importante. Questo rispetto si è perso, creando un circolo ben poco virtuoso che non fa tesoro del valore dell’anzianità.