In Italia si chiama “tubino” e pare che il 96% delle donne ne possieda almeno uno; in lingua inglese si dice little black dress spesso abbreviato in LBD, e in francese si chiama petite robe noire. E’ quelle cosina nera, understated (piccola/petite) ma ultra fondamentale (overstated) nel guardaroba femminile; mi sa che non c’è niente di analogo al maschile.
E’ stata Coco Chanel nel 1926 a inventare l’abito e con leggiadra ironia il suo nome “Petite Robe Noire”, che da subito è diventato sinonimo di eleganza semplice e chic, ed icona di stile grazie anche ad Audrey Hepburn nel film «Colazione da Tiffany»; era il 1961.
Da pochi mesi La Petite Robe Noire è anche il nome di un profumo femminile di casa Guerlain che proprio a cominciare dal nome, e poi con il packaging e con la campagna pubblicitaria ammicca ad uno stile parigino leggero e sbarazzino. Il nuovo profumo La Petite Robe Noire immortala la donna e la femminilità: la rappresenta attraverso il tubino nero del suo nome, con una boccetta che riprende i flaconi Guerlain degli anni 30 e declina il vestitino in forma diversa per l’eau de parfum e l’eau de toilette, con un tappo a forma di cuore rovesciato, con un colore glamour rosa-violetto, anch’esso chic e nereggiante.
Per rimanere sul piano del naming è da sottolineare che oggi non è così frequente ricorrere a nomi lunghi, frasette, espressioni linguistiche complesse (qui c’è un articolo, un soggetto e ben 2 aggettivi, il tutto in lingua francese). Si teme sempre che un brand name lungo venga abbreviato, trasformato, storpiato soprattutto se difficile. Nel caso di un’espressione nota come La petite robe noire i rischi sono minori perché la si conosce e la si usa in blocco; nonostante le difficoltà ben vengano le scelte inusuali, soprattutto se audaci e ben sostenute dagli altri elementi di comunicazione.