RISO GALLO_NAMINGFine ‘800 inizio ‘900, l’analfabetismo è una piaga anche nei paesi dell’America Latina e per distinguere le diverse qualità di riso si usavano i simboli degli animali: “la giraffa, la tigre, l’aquila, l’elefante e il gallo campeggiavano sulle confezioni”. Il gallo era il simbolo del riso di miglior qualità e fu per questo che divenne il marchio e insieme il nome dell’azienda genovese che importava il riso dalle Americhe.

Una storia semplice ma molto esemplificativa di un naming molto naturale anche se … all’inverso. Normalmente si parte dal nome e si trova poi logo, simbolo, icona. Riso Gallo invece è partita da un segno che ha usato in modo intenzionale e individuativo beneficiando del suo prezioso valore simbolico. Un posizionamento già definito, che doveva solo essere nominato.

Nella lingua italiana ancora oggi il gallo colora vari modi di dire in qualche modo legati all’eccellenza e all’esibizione di superiorità: essere un gallo (figo), essere il gallo della checca (ricercato dalle donne), fare il galletto (mettersi in mostra), fare il gallo (insuperbirsi), un solo gallo nel pollaio …

Anche per associazione con il gallo in azienda nasce la fortunata espressione Chicchiricchi, ispirata ai chicchi di riso e che grazie all’accento diventa il canto del gallo: una associazione linguistica a doppia mandata, da manuale!

Da poco Chicchiricchi è anche un ristorante che ha inaugurato l’innovativa formula di menù a base di riso … Gallo.