Apre una nuova casa editrice, e per fortuna. Questo evento dà concretezza ai dati di crescita nella vendita di libri, degli ultimi tre anni in Italia delle vendite di libri. Senza entrare in considerazioni circa i pochi buoni effetti collaterali del lockdown, circa l’uso del Web a scapito della lettura tradizionale, su social e gaming che prendono il posto dei libri, questa è una buona notizia e lascia sperare bene Marco Bolasco e i 6 amici che hanno dato vita a Topic.

 

UN SIGNIFICATO DI VALORE CON UNA FONETICA UN PO’ SPENTA

Il nome Topic però non mi convince. Giustificato con il suo significato di “argomento”, il nome vuole sancire gli obiettivi del piano editoriale: approfondimento di argomenti e temi specifici, in particolare gastronomici, tecnici, scientifici. “Autori nuovi e riscoperte del passato, esperti del topic di riferimento”. Di sicuro, giurano, niente fiction ma “testi come spunti di crescita personale e culturale, attraverso prospettive inedite …” “una casa editrice fuori dal coro … puntiamo sull’originalità dei temi da trattare per conquistare l’attenzione di un nostro pubblico” dice Bolasco.

Vedo il nome Topic e penso ai trending topic, cioè agli argomenti che vanno di più sui social, più che “all’originalità dei temi da trattare”. Penso anche alla retorica, ad Aristotele, all’arte oratoria; ai modi per organizzare le argomentazioni in modo procedurale e ineccepibile. Il nome/concetto Topic si porta dietro sapere e radici culturali, provenendo dal greco topos “luogo”, e gode di una fervida reviviscenza digitale.

Ma ancora non mi convince. Provo ad immaginare la sfida di trattare gli argomenti che vanno (topics) in modo “originale e fuori dal coro”. E colgo cosa ancora mi trattiene su questo nome: la fonetica mesta, neutra, educata ma fredda del bisillabo to-pic.

 

TOPIC E TIPICO

È la stessa reazione scettica che ebbi più di 25 anni fa quando a Milano imperversava Tipico, una catena di pizzerie fast, forse non c’erano neanche i tavoli ma solo pizza al taglio da asporto e delivery. Cosa c’era di tipico in quella catena? Pizza, un alimento piuttosto comune, direi. Ricordo che i miei colleghi mi prendevano in giro per l’avversione che esprimevo verso quel nome. La cosa veramente tipica del nome Tipico era la scelta di un aggettivo (in più italiano) come nome di insegna in tempi non sospetti. Eravamo nel vecchio millennio quando stavano diffondendosi i nomi lunghi, sulla scia di 4 Salti in Padella.

tipico pizza  TOPIC CASA EDITRICE GIUNTI

 

Anche allora l’effetto della fonetica del nome aveva fatto alzare le mie resistenze. Posto che l’aspetto fonetico è solo uno degli attributi di un nome, in genere però è il primo che arriva, che fa meno passaggi cerebrali, che libera l’istinto. Il messaggio semantico arriva in leggera fase. I nomi Topic e Tipico hanno gli stessi suoni; il primo nome risulta anche più duro a causa della C dura in chiusura consonantica.

Rinnovo il benvenuto a questa iniziativa, che porta un nome che si fa notare perché è breve, facile da pronunciare e da ricordare. Ha un buon bagaglio di significati, anche se nessuno fa scintille, come la sua veste fonetica dal cromatismo un po’ spento ma dal buon ritmo.

Il logo semplice è impreziosito dal punto rosso, che nel sito prende varie forme, saltella e porta una buona vitalità.

 

Le immagini sono prese dal sito e dalla rete.