Si è chiuso il tempo dei nomi corti? Quelli di poche lettere, due sillabe, meglio se una sola. Il timore verso un nome lungo era che venisse arbitrariamente accorciato, storpiato, ridotto male. Oppure che non rimasse in mente. E allora la maggior parte delle richieste di naming si orientava su nomi brevi, inglesi, anche inventati, purché mini.

Oggi la richiesta si frantuma contro l’evidenza di proposte con nomi lunghi, strutturati, complessi, frasi intere con verbo e complemento, … che hanno successo.

Eccone uno magari non lunghissimo, ma articolato e con una struttura molto particolare. Ben 4 parole che si acchiappano per la coda. Too Good To Go è una incredibile sfilata di O, che è l’unica vocale presente, accompagnata da due T, due G e una D. 11 lettere in totale, che creano una risonanza armonica, una simmetria decrescente. Too – To perde una O con una leggera modifica della pronuncia; Good/Go perde OD. Nei video in lingua inglese la parola together crea una bella danza con le T e le G del nome Too Good To Go.

La pronuncia dell’intera espressione è veloce: le doppie O diventano U e il nome fila via più rapido che se fosse abbreviato. Anzi, la lettura italiana di TGTG potrebbe risultare persino più lunga della lettura del nome esteso. Varrebbe la pena misurare al millesimo di secondo!

La lingua inglese è insuperabile nel creare sintesi, eufonia, scorrevolezza. In questo nome la musicalità impera. E il successo arriva. Oltre ad avere un nome piacevole da dire e facile da ricordare, la app danese ha una missione che è facile sposare. Anche in Italia, dove Too Good to Go è presente da marzo 2019 i fan e gli utenti sono in continua crescita, e i numeri indicati sul sito italiano sono strabilianti. Sicuramente l’attrazione è data dal prezzo basso delle confezioni. Tuttavia è il progetto di recupero ad essere valido e contagioso, oltre che virtuoso sia per i negozianti che aderiscono che per gli utenti, perlopiù giovani, sensibili ai temi della sostenibilità e del recupero.

Con una scelta particolare di linguaggio, la app viene presentata come un’opportunità per “salvare” cibo che altrimenti andrebbe buttato via. L’uso della parola “salvare” è molto connotante. Le stesse “Magic box” che contengono cibo fresco di giornata o confezionato ma prossimo alla scadenza, hanno un nome semplice ma efficace nel comunicare l’impegno per il pianeta e il contenuto di sorpresa che propongono. Magic=sorpresa, perché si compera a scatola chiusa!

Le immagino sono prese dal sito e dai canali social del brand