A vederlo sembra un nome impronunciabile, pseudo coreano o preso dal lessico dei video games; poi qualcuno lo legge ad alta voce ed allora scatta il click: “ma si, Paw Chew Go, è il paciugo”!
Già scegliere un nome come Paciugo è spinto; inventare poi una forma scritta che ne rimarca la pronuncia diventa sfidante. Il desiderio di distinguersi è evidente nel calembour, e l’effetto è notevolmente simpatico. In più le tre sillabe Paw Chew e Go hanno ciascuna un significato: tra verbi e sostantivi riportano a zampa/toccare, masticare/mordere, andare. Tutti sensi che si possono adattare a quello che Paw Chew Go vuole essere.
PACIUGARE CON I COLORI
Senza farsi sviare dalla pronuncia scritta e atterrando sul significato di “pagiugo”, il legame con l’oggetto che designa c’è: paciugare con i colori, pasticciare, mescolare, fare intrugli.
Paciugo è un termine dialettale di origine ligure diffuso in tutto il Nord Italia; indica la fanghiglia e anche quella poltiglia semi liquida che si crea quando piove. Il paciugo è molto amato dai bambini che si divertono a paciugare e produrre schizzi fangosi per la gioia di madri e babysitter.
Il nome Paw Chew Go è stato scelto per battezzare un festival dell’illustrazione nato nel 2014, evento in cui intervengono tantissimi illustratori che fanno conoscere il loro stile e vendono le loro creazioni. Sono artisti a cui non è estraneo il concetto di paciugare e pasticciare con la materia, le forme, le immagini. Stain che presenta un’altissima interferenza con l’atto del paciugare è la mascotte macchia e icona del festival: uno spruzzo di colore, una margherita multicolore con la faccina simpatica, interpretata in vari modi negli anni, dagli artisti di Paw Chew Go.
FANTASIA E STILE
Il festival Paw Chew Go 2024 si è tenuto a Milano lo scorso week end, 30 novembre-1 dicembre, con la partecipazione di 122 illustratori, tanti incontri e presentazioni di libri, workshop creativi per adulti e bambini, musica e altro. Un mondo di colori, di stili diversi, di idee pazzesche. Bellissimo passeggiare tra gli stand, parlare con gli autori, sentire cadenze di tutta Italia e anche straniere. Infiniti stili declinati su stampe, manifesti, biglietti, calendari e tanti oggetti e pezzi unici come tappeti, magliette, ceramiche, spille, libri e libretti.
Si percepiva un’energia coinvolgente e tanta voglia di scambiare, condividere esperienze, contaminazioni.
ETIMOLOGIA E BIZZARRIA
L’associazione alle spalle del festival ha scelto la forma standard del termine e si chiama più semplicemente Paciugo, mentre su stand e manifesti primeggia il nome con i tre monosillabi separati. Una scelta forte quella del nome Paw Chew Go, che strizza l’occhio ad un linguaggio moderno, globalizzante, accattivante, anche se non immediatamente decodificabile.
L’origine del termine paciugo, in dialetto ligure pacìug o pacìoc potrebbe essere onomatopeica, in quanto la prima sillaba patch può ricordare il rumore del pagiugare nel fango. In Liguria si è molto diffusa una coppa gelato con il nome Paciugo, e c’è persino una leggenda con risvolti macabri che ha come protagonisti Paciuga e Pagiugo.
Oltre agli effetti visivi i giochi linguistici erano diffusissimi. Tra questi ricordo il bestiario fantastico di Alessio Sabbadini, denominato Chimere Semantiche con tantissime creature originali: il Licantopo, l’Ippopossum, il Mosceriffo, l’Ampollo, il Pescepane. Chiudo con la Lumaga.
Le immagini sono prese da sito e canali social, o sono foto dell’autrice.