Questa è la storia del nome Spam nato come nome commerciale e divenuto oggi un termine comune, con un curriculum non invidiabile ma che gli assicura la fama internazionale come termine d’uso.

Il nome di prodotto Spam nasce nel 1937 ed è figlio della sua epoca: un nome semplice, tecnicamente un acronimo sillabico costruito con i termini più descrittivi possibile del prodotto, come si usava a quei tempi. SPAM proviene infatti dalla combinazione delle sillabe iniziali di SPiced hAM, prosciutto speziato. Si tratta di carne tritata in scatola prodotta dalla società americana Hormel Foods; commercializzata inizialmente sul mercato statunitense viene accompagnata da una forte campagna pubblicitaria per sostenere un prodotto non proprio di qualità. Snobbato dagli americani, i profitti arrivano quando la società sigla il contratto di fornitura di carne in scatola Spam per l’esercito e la marina statunitensi, e in seguito anche per le truppe alleate. Bisogna dire che per la Gran Bretagna la carne in scatola Spam diventa la fonte di proteine più accessibile durante gli anni della crisi, a buon prezzo e non razionata.

LA VOLGARIZZAZIONE DI UN NOME DI MARCA

Il passaggio della parola Spam da nome commerciale di proprietà di una azienda a vocabolo comune riferito a tutt’altro è molto interessante. Solitamente nella lingua avvengono fenomeni diversi sotto il segno della genericità: un nome di prodotto di successo e innovativo che viene usato in modo generico per tutti i prodotti della categoria come nel caso di Walkman, Biro, Bancomat, Scotch. Oppure un nome di marca che diventa verbo come googolare, whatsappare … ma non perde il riferimento al prodotto/servizio di cui è nome.

Nel caso di Spam è successa una sorta di catastrofe: il nome associato ad un prodotto scadente si è arricchito di connotazioni negative, fino a perdere il legame con l’oggetto originario e diventare un’entità autonoma, unicamente alimentata dai suoi nuovi riferimenti negativi: sgradevole, fastidioso, ossessivo, non richiesto.

I protagonisti di questa parabola linguistica sono ben individuati: ha cominciato George Orwell che nel romanzo 1984 (che risale al 1948) descrive lo Spam in modo negativo, come pezzi di carne rosa disgustosa ma inevitabile. Il colpo di grazia è arrivato però dai Monty Python che in uno sketch comico (nel link lo si può vedere per intero, 3,19 minuti) del 1970 delineano il nuovo universo semantico del nome Spam, proponendo allo sfinimento il prodotto Spam in una satira che lo presenta come unica pietanza in un ristorante inglese, dove tutti i piatti del menù sono appunto a base di Spam; l’apoteosi è un coro di vichinghi che canta il ritornello spam spam spam. Il nome diventa termine e comincia ad essere associato al concetto di comunicazione ripetitiva, fastidiosa, eccessiva ed ossessiva, in grado persino di prevaricare, e in un certo modo oscurare, le informazioni ed i messaggi di reale utilità (fonte Wikipedia).

Questa nuova accezione mette radici nel primordiale mondo digitale, quando nel 1978 DEC invia un messaggio pubblicitario via mail ad alcune centinaia di destinatari ARPAnet della costa ovest degli Stati Uniti. Altre fonti indicano il 1993 come data fatidica, quando Richard Dephew amministratore di Usenet la rete mondiale di server interconnessi, elabora un programma che invia erroneamente decine e decine di messaggi identici nel newsgroup, e da lì arriva la definizione di spam come messaggio di posta elettronica indesiderato.

In italiano si parla anche di mail spazzatura, integrando fortuitamente la prima sillaba del nome Spam. Ad ogni modo Hormel Food continua a produrre carne con la marca Spam (insieme a decine di altri prodotti di carne e affini) e la convivenza del nome di prodotto e della parola sembra essere felice.