Grisbì è un nome che mi ha sempre colpito; un po’ mi ricordava il Frisbee (bei tempi quegli anni ‘80) e un po’ per la sua particolarità. Evidentemente già a quei tempi avevo una sensibilità per i nomi e i suoni, e il nome Grisbì mi faceva pensare a qualcosa di freddo, duro, sottile, mentre invece era il nome di un biscotto rotondo, ripieno, cremoso. Questa paturnia si chiama fonosimbolismo e riguarda i messaggi che i suoni suggeriscono: la I è la vocale più “fredda” e luminosa, e quindi specialista nel suscitare sensazioni di frescura, mentre è la A la vocale più adatta a trasmettere morbidezza, piacere, sostanza.

PERCHE’ PROPRIO IL NOME GRISBI’?

Scavando nel nome Grisbì anche con l’aiuto del direttore marketing di Matilde Vicenzi, scopro che il nome Grisbì è una parola francese scelta per veicolare la raffinatezza e preziosità che questa lingua meglio di altre suggerisce, e quindi ideale per avvicinare il biscotto ai prodotti della pasticceria francese: bignè, croissant, macaron. Oltre all’ispirazione fonetica la scelta del nome aveva anche motivazioni di ordine semantico: la parola francese grisbì è una voce gergale che significa denaro, forse per derivazione da gris “grigio” il colore della moneta. Poi grisbì è venuto ad indicare i proventi di un furto o rapina, ed è diventata la parola “malavitosa” per refurtiva, bottino, malloppo, come da noi “la grana”. La parola si è diffusa anche in Italia grazie al film Grisbì del 1954 titolo originale Touchez pas ou grisbi, un noir di Jacques Becker famoso nella storia del cinema. Il cerchio si chiude bene perché gli spot dei biscotti Grisbì della fine degli anni ’80 si ispirano al nome e riproducono vicende dal sapore poliziesco, con spie, refurtive, appostamenti.

GRISBI’ PARMALAT E MR. DAY

Proprio in quegli spot si vede la confezione originaria del biscotto Grisbì, quella verticale simile ad un cartone del latte; e questo ci riporta a Parmalat, azienda sotto il cui tetto è nato Grisbì che dai suoi esordi era una proposta del gruppo Parmalat sotto il marchio Mr. Day.

Ma con Mr. Day si apre un altro episodio curioso di naming: Mr. Day è un nome inglese che augura il buongiorno e … presenta un biscotto con un nome francese. Nella parte iniziale dello spot il biscotto Grisbì esce come un sole dalla confezione che ha in grande evidenza il logo Mr. Day, e sempre il sole/biscotto chiude lo spot con un tramonto, guidando il consumatore ad una percezione nuova del nome (sole, mattina, giorno che nasce). Da tempo Grisbì si è separato da Mr. Day ed entrambi sono brand di proprietà di Matilde Vicenzi (Vicenzi Group).

CREMOSO

Grisbì è oggi una gamma autonoma, molto ricca di offerte anche diverse rispetto all’originario biscotto: ci sono i wafer, i cookies e tante declinazioni dei classici Grisbì con ripieni originali e anche destagionalizzati. Il ripieno è il comune denominatore, insieme al connubio tra la morbidezza della crema e la croccantezza della cialda o della frolla a seconda del biscotto.

Torniamo ancora alla scelta del nome Grisbì: da una parte forse la forma tonda della moneta, dall’altra il bottino/malloppo, tema sviluppato negli spot più polizieschi degli anni ’80 alludendo al ricco ripieno. Il ripieno di crema custodito dallo “scrigno di frolla” è il tema della comunicazione più recente del prodotto; il gioco della S del logo, che esce e si impone vuole proprio suggerire la morbidezza della crema, la sinuosità, le volute avvolgenti. Dopo l’ultimo restyling di pack, anche la R del logo prende vita forse proprio per portare alla cremosa S la sua croccantezza e robustezza.

Simpatico e forte il pay off di brand: Il piacere è tutto mio. Rilancia il tema del piacere, portato avanti in modo più o meno osé nelle campagne e negli spot tv che si sono succeduti negli anni.