Riprendono le attività dopo il caldone estivo (che ahimè si prolunga) e uno dei primi pensieri va a cose fresche, piacevoli, profumate. L’occhio cade sulla pagina stampa di Rovagnati che presenta Borgo Rovagnati, una proposta di alta qualità della marca. Mi colpisce soprattutto il naming Borgo Rovagnati che propone il notissimo brand anticipandolo con il sostantivo “borgo”, che è semplice, chiaro anche un po’ banale, ma di notevole portata.

Il termine borgo fa pensare alla nostra Italia, a piccole città d’arte, medioevali, con un centro storico curato, pieno di angoli pittoreschi. E rimanda ad un mondo di botteghe, di artigiani, di mestieri manuali. Tutte connotazioni che fanno bene alla marca, arricchiscono di valore la proposta colorando di genuinità e piacere i prodotti della linea. Una delle prime informazioni che accompagna il logo è “100% carne italiana” e i prodotti sono presentati come “Sapori autentici e genuini che accompagnano in un viaggio di gusti davvero unici … un’attenta selezione di materie prime certificate, lavorate con cura e passione”. E così Borgo Rovagnati diventa un luogo, uno spazio ideale, “un viaggio” tutto italiano dove trovare i sapori veri, completi, unici.

Nella sua semplicità questa scelta di naming è proprio azzeccata: privilegia il brand di casa su cui l’azienda ha capitalizzato nei decenni, e lo connota in modo speciale. Anche il trattamento grafico di immagine e colore contribuisce all’effetto borgo storico.

Nel suo rapporto con il naming Rovagnati ha toccato alcuni traguardi che non si possono dimenticare: nel 1985 lancia Gran Biscotto, battezzando e brandizzando un prodotto generico e impersonale, spesso bistrattato. Grazie anche ad un testimonial prestigioso come Mike Buongiorno, Gran Biscotto diventa il prosciutto titolato per antonomasia, e lo è ancora oggi.

In anticipo sulle tendenze del naming nel 2009 lancia Snello, una linea di affettati leggeri e con un ridotto contenuto di grassi. In anticipo perché il nome Snello è un aggettivo (può diventare anche un nome proprio!) che viene usato in altri contesti, difficilmente per un prodotto alimentare; con una comunicazione vivace e accattivante Rovagnati rende memorabile nome e proposta e continua il cammino di personalizzazione dei suoi prodotti.

Bella la storia dell’azienda Rovagnati: apre negli anni 40 in Brianza producendo burro e formaggi e si proietta nel mondo degli affettati con una grande varietà di proposte. L’espansione continua e nel 2014 Rovagnati acquisisce Berkel, rinomatissimo brand di affettatrici: rosse, fiammanti, fascinose, chic. Una mossa di alta coerenza per chi fa delle fette la sua mission (!). Nel 2016 e 2017 a Milano spuntano due Bistrot Rovagnati “Salumi Bistrò” in zone strategiche, e tutto fa pensare a un futuro … roseo.

Una breve incursione nell’etimologia del cognome Rovagnati ci avvicina a toponimi lombardi e settentrionali, come Rovagnate (Lecco). Non si esclude una derivazione da rovus “rovo” che ci riporta in campagna, in piena natura.